Pedagogia: società alfabeta
1. L’educazione e la modernità borghese
Nel XIX secolo in Europa, inclusa l’Italia, si sviluppò la "società alfabeta", cioè una società in cui era fondamentale che tutti sapessero leggere, scrivere e far di conto. Questo cambiamento faceva parte della modernità, un’epoca che si oppose alla tradizione basata su fede religiosa e vita rurale. La modernità valorizzava la civiltà industriale, il progresso, la libera concorrenza, una visione laica e la razionalità, affidando agli uomini la costruzione di una nuova società.
La scuola divenne lo strumento principale per formare cittadini capaci di inserirsi nella vita sociale e produttiva, superare superstizioni e adottare una visione laica. La scuola doveva trasmettere il modello di vita borghese, anche ai ceti più poveri e semplici, attraverso un’azione pedagogica paziente. Anche chi era critico verso la modernità, per motivi religiosi o di valore tradizionale, riconosceva comunque l’importanza dell’educazione e della lotta all’analfabetismo.
Punti chiave:
Modernità = società nuova basata su civiltà industriale, progresso, laicità e razionalità.
Scuola = strumento per educare cittadini attivi e morali.
Anche i critici della modernità appoggiavano la scuola per ragioni diverse.
2. La questione del metodo: Johann Friedrich Herbart
Herbart (1776-1841) è considerato il primo pedagogista moderno. Formatosi con l’influenza di Pestalozzi e Kant, elaborò un metodo didattico basato su una pedagogia che unisce etica e psicologia.
Idea centrale:
L’educazione deve formare la moralità personale, cioè il carattere e la virtù, attraverso la conoscenza e l’esercizio della volontà di perseguire il bene. La mente umana funziona collegando e riorganizzando continuamente rappresentazioni e immagini che costituiscono il sapere, i sentimenti e i comportamenti.
Metodo educativo:
Ambiente organizzato (ordine, disciplina e attività continue).
Disciplina e formazione del carattere tramite premi, castighi e abitudine a usare bene la volontà.
Istruzione come esercizio intellettuale che promuove la moralità e il senso sociale.
Principi didattici (gradi formali): chiarezza, associazione, ordine sistematico e metodo, per guidare l’insegnante a strutturare le lezioni in modo chiaro e progressivo.
Importanza:
Herbart concepì la pedagogia come scienza pratica, rivolta a definire scopi e modi per educare. Il suo metodo influenzò il rinnovamento dell’insegnamento nel tardo Ottocento.
3. Il mutuo insegnamento
Nella stessa epoca, per rispondere alla necessità di educare rapidamente e a basso costo i ceti popolari, nacque il metodo del "mutuo insegnamento", ideato indipendentemente da Andrew Bell e Joseph Lancaster in Inghilterra.
Principio:
Gli studenti più alfabetizzati (monitori) aiutano i principianti, permettendo di gestire grandi classi con pochi insegnanti.
Organizzazione:
Le lezioni di lettura, scrittura, calcolo e cucito per le bambine si svolgevano in un unico grande locale con gruppi attorno a tavoli, guidati dai monitori. Cartelloni murali aiutavano nell’apprendimento visivo.
Diffusione:
Il metodo si diffuse rapidamente in Inghilterra e poi in Europa, specie nelle città in rapido sviluppo industriale.
Critiche:
L’apprendimento era semplice e mnemonico, adatto a persone destinate a restare in classi sociali basse. Rispetto al metodo herbartiano, era meno approfondito e più economico, ma influenzò molte innovazioni didattiche, come la scolarizzazione femminile, l’uso di materiali visivi e l’insegnamento simultaneo di lettura, scrittura e calcolo.
4. Aristide Gabelli e la "lezione di cose"
Gabelli (1830-1891), importante pedagogista italiano, propose un metodo intermedio tra l’approccio rigoroso di Herbart e il metodo più mnemonico prevalente in Italia. Si occupò soprattutto di rendere la scuola elementare più aderente alle esperienze concrete dei bambini, valorizzando un insegnamento che fosse pratico e legato alla realtà quotidiana.
Riflessione di Gabelli sulla scuola elementare
Gabelli parte dalla domanda: a cosa serve la scuola? Per lui, l’efficacia della scuola dipende dalla capacità dei maestri di collegare l’insegnamento alle esperienze concrete dei bambini, favorendo un metodo intuitivo che sviluppi il pensiero critico e non la semplice memorizzazione.
La lezione delle "cose"
Il maestro deve evitare un insegnamento astratto e nozionistico, puntando invece sulle esperienze reali degli allievi. Osservare oggetti, la loro forma e uso, aiuta i bambini a conoscere il mondo reale e a stimolare la loro curiosità.
Differenze con il metodo herbartiano
Herbart vede il maestro come protagonista e l’allievo come passivo.
Gabelli attribuisce invece un ruolo attivo e consapevole al bambino, valorizzando la psicologia infantile e l’esperienza concreta.
Punto di partenza di Gabelli:la scuola deve formare persone capaci di pensare con la propria testa, non solo di imparare nozioni.
Differenza da Herbart:Gabelli valorizza il ruolo attivo del bambino, mentre Herbart privilegia l’autorità del maestro e un insegnamento più rigido.
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